The Sheltering Sky

Ho conosciuto Roberta Pastore poco più di un anno fa, quando la scomparsa improvvisa di Efrem Raimondi ha fatto avvicinare nel lutto e nel ricordo molti suoi allievi, amici, estimatori.

Ho iniziato così a seguire tramite i social il suo lavoro, mi piacevano gli autoritratti notturni mossi spesso con sigaretta – ricordi dell’esistenzialismo francese complice una frangetta alla J. Greco, e mi attiravano soprattutto le foto delle strade di notte – scie luminose, sagome di edifici in fuga, diagonali di luce in galleria e il quadrante del cruscotto a dirci che l’occhio che fotografa la strada è lo stesso che tiene il volante.

Quando Roberta ha presentato questo lavoro in forma di fanzine dal titolo The longest way, the gloomiest night (allo Spazio Mimesis di Roma, con l’introduzione di Fabio Moscatelli e la rilegatura a cura de L’Atelier Petites Vertus ) ho colto l’occasione per conoscerla di persona. Ci ha raccontato la genesi di queste foto, che portano con sé un vissuto di rinascita. Come sempre la biografia personale si intreccia con quella collettiva – in questo caso con il periodo del lockdown e il suo termine. Negli autoritratti in interni c’è un cercarsi, un intercettarsi nelle superfici specchianti – una fusione di confini con l’ambiente ma anche un graduale riconoscersi e amarsi, fino a che le porte si aprono e il corpo e lo sguardo si espandono all’esterno, respirando la città, nel velluto blu di una notte che è promessa dell’alba.

Spazi aperti, notte, pioggia, nebbia, luce buio luce – per una donna possono evocare pericolo, ma in queste immagini diventano un paesaggio intimo e accogliente. Il cielo di Roberta è rifugio, protezione. The sheltering sky.

«A black star appears, a point of darkness in the night sky’s clarity. Point of darkness and gateway to repose. Reach out, pierce the fine fabric of the sheltering sky, take repose.» (Paul Bowles, The sheltering sky)

«Una stella nera appare, un punto oscuro nel chiarore del cielo notturno. Luogo oscuro e punto di passaggio verso il riposo. Tendi la mano, trapassa il fine tessuto di questo cielo protettivo, riposa.»

Isozero Lab, il libro: l’impudenza degli sguardi

Ho aperto questo blog, dieci anni fa, all’apice di un fenomeno di censura visiva: nei media mainstream la donna era diventata un’unica immagine seriale, astratta, idealizzata secondo un prototipo commerciale immutabile.

Qui dentro ne abbiamo parlato, con confronti tra parole e immagini, e ho incontrato su questa strada altri che reagivano a quella anomalìa con l’affermazione di una visione diversa, data da uno sguardo libero da briglie e paraocchi. Rivolto ad una donna o ad altro, cambia poco: il punto resta che è uno sguardo soggetto solo a se stesso, e non a convenzioni.

Da queste premesse iniziava il percorso che ha portato me a partecipare alla prima edizione del Laboratorio fotografico Isozero di Efrem Raimondi, e un mio lavoro a far parte del libro che ne raccoglie i risultati: Fotografia a due tempi – Isozero Lab, curato dallo stesso Efrem Raimondi e edito da SilvanaEditoriale. Dove le mie, di fotografie, hanno per soggetto una donna non idealizzata, una persona con una sua storia – una storia che mi colpisce e voglio raccontare; tutte parlano comunque di vite e di vita, umana o anche no, e spesso guardano dove altri distolgono lo sguardo, o vedono quello che non si vede – o che non vuol farsi vedere.

28 sguardi, 28 lavori – per ognuno 4 pagine di intro e fotografie:

Romina Zago – Identità

Nicola Petrara – Performance

Angelo Lucini – Sparring Partner

Mariangela Loffredo – Traccia di apertura

Laura Albano – La forza del futuro

Lorena Ravelli – E io sospesa

Nicole Marnati – Un ring contro un tir

Simone Luchetti – Addosso

Gabriella Sartori – Ballando con me stessa

Donata Magnini – Quarti

Carla Mondino – Unknown bodies, human landscapes

Alda Gazzoni – All ears

Tiziana Nanni – Conta fino a dieci

Elisa Biagi – Rifugio

Lubomira Bajcarova – Chi siete?

Mauro Bastelli – Dove mi trovo?

Andrea Moretti – Marina

Maurizio Callegarin -. Negazione

Giovanni Cecchinato – SS51 Immagini da una desistenza

Adolfo Massazza – Fratelli

Iara Di Stefano – Io non sono qui

Luca Tabarrini – Staring at the sea

Alessandro Inches – Ikim

Luisa Raimondi – Sale d’attesa

Nicola Tito – Mina

Paolo Nava – Teresa

Sophie-Anne Herin – E poi sono tornata a casa

Esther Amrein – Martino

Il libro oggi 25 luglio 2020 viene presentato per la prima volta all’Oxygen Lifestyle Hotel di Rimini, e, volendo, è acquistabile qui

Sebben che siamo uomini. Note a margine di un caffè con Annie Ernaux

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Annie Ernaux all’Istituto Francese di Firenze il 6 giugno 2019. Vincitrice del Premio Gregor von Rezzori – Città di Firenze per la migliore opera di narrativa straniera tradotta in Italia con “Una donna” pubblicato da L’Orma e tradotto da Lorenzo Flabbi. 

Le dita smaltate di rosso dei piedi di Annie Ernaux sotto il tavolo sono impazienti,  contenute malvolentieri dai sandali aperti. Accompagnano le sue risposte al pubblico e l’ascolto della traduzione che ne fa Lorenzo Flabbi, e sono un magnete per lo sguardo.

Tra quelle dita di bambina, le gambe lisce da ragazza libere sotto la gonna corta e le mani inanellate da signora stanno Gli anni.

Gli anni vissuti dalla “donna che scrive” (come si è definita ieri, piuttosto che “scrittrice”) e gli anni della memoria collettiva a lei contemporanea, confluiti insieme nel libro omonimo del 2008, tradotto più tardi in Italia dall’Orma. Gli anni scritti nel corpo così come la sua scrittura è inscritta nella carne, nella dannazione della malattia e della decadenza e nel riscatto e salvezza del sesso. Flabbi ieri ha dichiarato l’intenzione di proseguire a tradurre per i suoi tipi tutta l’opera di Ernaux. Rendendo felice così tutto il suo pubblico fatto di donne e uomini i quali, racconta lei, all’inizio le scrivevano dicendo “anche se sono un uomo mi è piaciuto il suo libro”.  Sebben che siamo uomini, paura non abbiamo…eccetto uno, che mi raccontò il suo terrore nell’assistere ad una pièce teatrale tratta da Passione semplice, il terrore dell’abisso dell’attesa e della dipendenza: inutile fu provare a spiegargli che, nel libro, da quell’abisso la protagonista esce scrollandosi la polvere di dosso come se nulla fosse stato; che è proprio con quello spirito che si mette a raccontare, con la serenità di una cosa che non la riguarda più, una parentesi, un “lusso” come lo chiama lei – il vivere una passione totalizzante.  Ancora ci sono uomini che hanno paura, e forse quella paura è la difesa di chi si sentirebbe perduto, l’altra faccia della medaglia di quella rabbia distruttrice, matrice di tanti femminicidi che sono seguìti alla fine di una relazione. E certo, se si continua a pensare che certi argomenti sono letture per donne l’abisso resterà tale per troppi uomini, e anche per troppe donne. 

estratto video dell’incontro all’Istituto Francese di Firenze con intervista a Lorenzo Flabbi

Frammenti di Utopia

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Se ti sei avvicinato alla fotografia da poco, un workshop di ritratto con Efrem Raimondi potrebbe farti l’effetto di una sbronza da superalcolici.
Se con la fotografia hai una certa familiarità forse l’ebbrezza è più contenuta, ma ti stende comunque. 
Specie se hai iniziato il percorso la sera del venerdì con la Lectio Magistralis e hai ancora gli slideshows che ti si agitano dentro. Foto dove un gatto è un gatto e non un gattino,  la notte è nera e un lenzuolo bianco è amore o morte – non si scappa. 

E nel workshop ER ti insegna soprattutto a non scappare.

Senza risparmiarsi ti insegna a star fermo e non mollare la presa sul soggetto, perché non puoi permetterti di esserne in balìa: ma soprattutto non puoi eludere la realtà che hai di fronte.
La tua, in primis: ché se non TI vedi, non vedi. E poi quella del soggetto, la sua “specificità”: sta a te trovarla, e da lì partire per restituire ciò che davvero di essa “ti riguarda” – e che non si vede a prima vista. Un frammento di utopia, forse.  

Riuscirci è un altro paio di maniche. 
Quello che è certo è che la realtà non si camuffa, non si abbellisce: si affronta. 
E’ la differenza che passa tra idealizzazione e utopia. Puoi trascendere la realtà ma non puoi stenderci un velo: devi prima farci i conti.
Da quello che ho capito in questo weekend.

Il workshop in questione si è tenuto a Pistoia presso il Funaro, ed era organizzato da Corsi Fotografia.Pro

Il sito di Efrem Raimondi 

Il blog di Efrem Raimondi

Letizia Battaglia e la Storia

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Oggi è il compleanno di Letizia Battaglia, fotografa di grandezza incommensurabile.

Al MAXXI è ancora visibile, fino al 17 aprile, la sua retrospettiva Per pura passione: ma non andateci pensando di trovarvi a visitare una mostra di foto, magari appese al muro. Piuttosto, arrivando alla parete ricoperta da prime pagine di giornale, e più ancora entrando nelle file di grandi fotografie sospese ad altezza d’uomo, sarete risucchiati nel buco nero della storia recente d’Italia. Soprattutto se la vostra data di nascita si colloca negli anni sessanta o settanta, e certi nomi di vittime assassini e luoghi hanno scandito la quotidianità della vostra infanzia, imprimendovisi in mente ancor prima di capire almeno vagamente il disegno che quei punti andavano formando.

Se siete più giovani e volete documentarvi, o comunque se sentite il bisogno di ricollegare i nodi (nomi e volti) alle rispettive trame, può esservi d’aiuto “Gli anni tra cane e lupo. 1969-1994, il racconto dell’Italia ferita a morte” di Rosetta Loy, libro che ricostruisce serratamente in brevi e puntuali paragrafi i principali fatti di sangue che hanno condizionato -più o meno direttamente – la democrazia in Italia lungo quasi mezzo secolo. Vi ritroverete molti dei personaggi e degli episodi fotografati da Letizia Battaglia, e a quel punto, mettendo insieme immagini e racconto, vi apparirà un affresco, pur non leggibile in ogni punto, simile ad un Trionfo della morte – una peste della democrazia, nella fattispecie. 

“sulla scena, per esempio, di un omicidio…erano tutti uomini, non c’era una donna,  medici legali, giudici che arrivavano erano tutti uomini…in quegli anni sì….e io dovevo portare le foto al mio giornale l’Ora, non mi facevano passare, qualsiasi usciere, chiunque diceva no…perchè ero donna. allora siccome la Rai passava, il collega fotografo passava, io dicevo devo passare, non mi credevano e io mi mettevo a gridare…tutto questo creava panico nella polizia, arrivava il capo dei poliziotti, non so chi fosse, qualche volta era Boris Giuliano, e diceva: signora, passi”.

Letizia Battaglia, “Per pura passione” – intro alla mostra

“Amore amaro”, documentario di Francesco G. Raganato 

One billion rising a Firenze

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In questo particolare momento io voglia di ballare non ne avevo.  Ho preferito andare in cerca di volti, trovandone tanti, tutti con qualcosa da dire.

Ps si noti il contrasto con la terribile e anacronistica pubblicità del profumo “Signorina” sul palazzo dello sfondo in alcune foto, con la modella congelata nel suo plissé rosa – io l’ho trovata tremenda dal primo momento in cui l’ho vista, non so voi.

Poesie di amore e di morte

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Rosaria Lo Russo © Laura Albano

Rosaria che legge poesie dal vivo è uno spettacolo….non perdetevela!!!

sabato 2 febbraio ore 21 al Teatro Comunale di Antella

Un work in progress per ascoltare l’epica delle donne che hanno avuto l’ardire di scrivere poemi invece che limitarsi alla lirica
con Rosaria Lo Russo (voce) e Leonardo Brizzi (pianoforte)
biglietto unico: 10 euro
prenotazioni telefoniche: segreteria, lasciando recapito telefonico tel. 055 621894; email: prenotazioni@archetipoac.it. Biglietteria aperta un’ora prima dello spettacolo. I biglietti si acquistano anche presso i punti vendita del circuito Box Office.

Letizia Fuochi per il giorno della Memoria

Letizia Fuochi  © Laura Albano

In prossimità della ricorrenza del Giorno della Memoria istituito in ricordo delle vittime dell’Olocausto,  chi abita a Firenze e dintorni non si lasci sfuggire l’opportunità di viverlo secondo la regia,  l’immaginazione e la magnifica voce di Letizia Fuochi al

Teatro Le Laudi
Sabato 26 gennaio ore 21
Domenica 27 gennaio ore 17

Neve di Carta
Scritto da Letizia Fuochi
Con la partecipazione straordinaria di Giovanni Guidelli

Per il giorno della Memoria, doppio appuntamento al Teatro Le Laudi di Firenze.
Sabato 26 gennaio ore 21 e domenica 27 gennaio ore 17, la cantautrice fiorentina Letizia Fuochi propone  Neve di carta, un viaggio carico di suggestioni, di immagini, di note.

Con la partecipazione straordinaria di Giovanni Guidelli – noto sia al grande pubblico televisivo per i ruoli in molte fiction di grande successo, sia ai più appassionati cinefili-; con la presenza dei musicisti Enrico Chiarini (Camillocromo), Francesco Cusumano (Martinicca Boison) e Tommaso Papini (Note Noire); accompagnata da sei attori – Henry Bartolini, Marcello Fabiani, Maurizio Gori, Emanuele Magini, Talitha Medici e Pierluca Rotolo (Cantiere Obraz, Catalyst e Compagnia degli Ignudi) -; con i costumi di Susanna Guerrini e i disegni del Maestro Romano Morando; Letizia Fuochi nella veste di regista, autrice, storica e cantante (quattro i brani che eseguirà, tre in lingua yiddish, il quarto una sua canzone che da il titolo allo spettacolo) si apre ad un racconto vivo e struggente, duro e poetico, sul proprio rapporto con l’ebraismo – attraverso esperienze personali, precise ricostruzioni storiche e riferimenti letterari – puntando il dito sulla responsabilità singola e collettiva come unico mezzo per affrontare la Storia e le sue conseguenze.
“La Parola diventa ricordo, solo se passa attraverso le emozioni” sussurrerà nel finale prima di intonare una dolcissima ninnananna, cantata con il cuore di una bambina sopravvissuta e che ha ritrovato, dopo gli orrori della guerra, il suo unico giocattolo: un inseparabile coniglio rosa.

About face

about face

A Milano venerdì verrà proiettato con ingresso libero About Face di Timoty Greenfield-Sanders,  nel contesto di questa iniziativa:

Le vesti del corpo
conferenza – |proiezioni
18 gennaio 2013 – Ore 18.30 – Cattedrale della Fabbrica del Vapore – Milano

Venerdì 18 gennaio 2013 prosegue nell’ambito della mostra CARNEM, il ciclo di incontri di The Body is Present alla Cattedrale della Fabbrica del Vapore con un viaggio sull’ambivalenza del corpo tra essere e apparire e sul ruolo della moda quale generatore simbolico di valori e di immaginario.

L’incontro organizzato da Ghostart in collaborazione con l’Istituto Marangoni e Feltrinelli Real Cinema, ospiterà alle ore 18.30 un intervento di Elena Marinoni, docente di sociologia dei consumi dell’istituto Marangoni, che parlerà della trasformazione del corpo nell’immaginario della moda. A seguire la proiezione del film-documentario diretto dal grande fotografo Timothy Greenfield-Sanders e presentato al Sundance 2012,  About Face – Dietro il volto di una top model. Il documentario riunisce alcune leggende della moda che hanno definito e ridefinito il concetto di bellezza femminile dagli anni ’40 agli ’80, per riflettere sulle loro vite, la loro carriera e il loro complesso rapporto con l’aspetto fisico e il business della bellezza.

Decadentia

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© Costanza Mansueti

Di come ho conosciuto Costanza Mansueti e le sue fotografie ho già parlato tempo fa.  Oggi segnalo la possibilità di vederle dal vivo per chi si trova in zona Prato-Firenze e dintorni, per l’esattezza a Vaiano, dove sabato 12 gennaio alle 17.30 si inaugura la mostra Decadentia – 18 fotografie degli spazi della ex Manifattura Tabacchi di Lucca.  Qui il  Comunicato stampa con tutte le info.  Sabato 26 gennaio nella sede della mostra Costanza terrà inoltre una lezione su come sfruttare ambienti “atipici” per il ritratto.