Il progetto

Ho sempre fotografato persone, ma nel 2008 ho iniziato a fotografare in particolare donne per reagire alla crescente serialità delle immagini femminili nei media – serialità che sembrava andare in parallelo ad una negazione di soggettività alle donne sul piano politico, come in un backlash (colpo di coda) imprevisto contro le conquiste dei precedenti decenni.

“L’ordine sociale sente il bisogno di difendersi eludendo la realtà delle donne vere, dei loro visi, delle loro voci, dei loro corpi” perché “un’economia che dipende dalla schiavitù ha bisogno di promuovere immagini di schiavi che la giustifichino” (“Il mito della bellezza”, N. Wolf)

La fotografia come atto politico vuole restituire l’immagine alle donne, con i segni della soggettività e dell’individualità rimossi nell’immagine pubblica, in un’azione di resistenza visiva.

Per non rischiare di sostituire uno stereotipo con un altro, è  fondamentale la consapevolezza che le visioni possibili in alternativa al modello dominante sono comunque infinite – risultanti dalle infinite soggettività in gioco (di chi fotografa, e di chi viene fotografata).

Per questo motivo il progetto è tuttora in evoluzione anche sotto forma di blog, che ospita immagini prodotte non solo dalla sottoscritta, insieme a spunti di riflessione e materiali sulla rappresentazione della donna nell’arte e nei media: ma anche e sempre di più sull’esercizio attivo dello sguardo da parte delle donne, che secondo l’antica “vulgata” guarderebbero unicamente “per farsi guardare”. Le donne sanno invece guardare per vedere, e sempre più mostrano di avere gli occhi ben aperti.

Laura Albano

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