“Altrettanto (la censura attraverso la dissimulazione delle immagini, ndr) capitò a Mina, accusata di aver prestato una mimica facciale addirittura “oscena” per la sigla del varietà Mille e una luce. Ricorda Paolo Piccioli: “Fu l’ultima graffiata di Mina alla censura Rai: la canzone si intitolava Ancora, ancora, ancora. Brano appassionato ed erotico, che la cantante interpretava con il viso e le labbra in primo piano, ammiccando con occhi e labbra sensuali. Il risultato fu che dalla seconda puntata, durante gli ammiccamenti, il viso si intravedeva moltiplicato su più monitor in modo da ridurre il primo piano.” (tratto da: Menico Caroli, “Proibitissimo! Censori e censurati della radiotelevisione italiana”, Garzanti)
Il fatto risale al 1978. Al di là del trucco datato, voi cosa vedete in questa interpretazione – cosa esprimono il volto e la gestualità di Mina? E vi sembra di ritrovarlo nella Tv odierna, in cui si vede apparentemente “di tutto”?
Aldo Grasso, nella prefazione al libro sopra citato, scrive:
“La mia modesta idea è che ora non c’è più la censura (…) ma c’è qualcosa di peggio: l’indistinguibile. La neo-televisione ha scoperto un solvente universale che rende ogni immagine simile alla precedente, pone sullo stesso piano vita e morte, rende disarticolata ogni gerarchia. (…)
La peggior censura che esista è quella che porta all’assuefazione e all’insignificanza. Non è difficile capire come per annientare la vitalità di una pulsione qualsiasi sia quella di trasformarla in chiacchiera o in replay.”