Sebben che siamo uomini. Note a margine di un caffè con Annie Ernaux

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Annie Ernaux all’Istituto Francese di Firenze il 6 giugno 2019. Vincitrice del Premio Gregor von Rezzori – Città di Firenze per la migliore opera di narrativa straniera tradotta in Italia con “Una donna” pubblicato da L’Orma e tradotto da Lorenzo Flabbi. 

Le dita smaltate di rosso dei piedi di Annie Ernaux sotto il tavolo sono impazienti,  contenute malvolentieri dai sandali aperti. Accompagnano le sue risposte al pubblico e l’ascolto della traduzione che ne fa Lorenzo Flabbi, e sono un magnete per lo sguardo.

Tra quelle dita di bambina, le gambe lisce da ragazza libere sotto la gonna corta e le mani inanellate da signora stanno Gli anni.

Gli anni vissuti dalla “donna che scrive” (come si è definita ieri, piuttosto che “scrittrice”) e gli anni della memoria collettiva a lei contemporanea, confluiti insieme nel libro omonimo del 2008, tradotto più tardi in Italia dall’Orma. Gli anni scritti nel corpo così come la sua scrittura è inscritta nella carne, nella dannazione della malattia e della decadenza e nel riscatto e salvezza del sesso. Flabbi ieri ha dichiarato l’intenzione di proseguire a tradurre per i suoi tipi tutta l’opera di Ernaux. Rendendo felice così tutto il suo pubblico fatto di donne e uomini i quali, racconta lei, all’inizio le scrivevano dicendo “anche se sono un uomo mi è piaciuto il suo libro”.  Sebben che siamo uomini, paura non abbiamo…eccetto uno, che mi raccontò il suo terrore nell’assistere ad una pièce teatrale tratta da Passione semplice, il terrore dell’abisso dell’attesa e della dipendenza: inutile fu provare a spiegargli che, nel libro, da quell’abisso la protagonista esce scrollandosi la polvere di dosso come se nulla fosse stato; che è proprio con quello spirito che si mette a raccontare, con la serenità di una cosa che non la riguarda più, una parentesi, un “lusso” come lo chiama lei – il vivere una passione totalizzante.  Ancora ci sono uomini che hanno paura, e forse quella paura è la difesa di chi si sentirebbe perduto, l’altra faccia della medaglia di quella rabbia distruttrice, matrice di tanti femminicidi che sono seguìti alla fine di una relazione. E certo, se si continua a pensare che certi argomenti sono letture per donne l’abisso resterà tale per troppi uomini, e anche per troppe donne. 

estratto video dell’incontro all’Istituto Francese di Firenze con intervista a Lorenzo Flabbi