
Nel documentario “Il corpo delle donne”, verso la fine, il flusso aggressivo dei corpi televisivi viene interrotto da una musica struggente, che introduce un brano di Kontakthof di Pina Bausch nella versione con interpreti over-65. Una signora in abito color carne si offre come una bambola di pezza alle mani di signori grigiovestiti che la toccano, ne saggiano la consistenza, la sollevano e la depositano in terra come una bambola di pezza.
Kontakthof, spettacolo nato nel 1978, è “una storia di contatti uomo-donna…Incontri e azioni si susseguono incalzanti in questa sorta di laboratorio comportamentale dove si compiono l’amore e il disamore e si consumano i riti del ritrovo e della festa. ” *
Sabato scorso al Teatro Valli di Reggio Emilia il Corpo delle Donne ha invitato lettrici e lettori alla prima italiana di Kontakthof nella versione con ragazzi sui 14 anni, anche loro non professionisti come gli over 65.
“Perché un triplice Kontakthof? Perché scavare nelle età dell’uomo? Perché cercare in corpi ‘veri’, non modellati dalle tecniche di danza, le ragioni profonde dell’espressività del corpo? Guardiamo il Kontakthof degli ultrasessantenni: nell’epoca delle plastiche, dei botulini, delle diete, dell’aerobica e del lifting, della prostituzione fisica non solo consentita ma esibita con orgoglio, degli angosciosi giochi a rimpiattino con un’idea di gioventù coatta, del razzismo nei confronti degli anziani, quell’ensemble di corpi segnati, fragili o abbondanti, densi di vissuto, visibilmente ricchi della propria storia, sanno colpirci come un proclama di vigorosa sostanza politica sull’autentico valore della fisicità, sull’inesauribile ricchezza dei segni nati dall’esperienza e sull’umana capacità di generare una bellezza che prescinde dall’età e dal tempo. “L’età conta poco”, sosteneva Pina Bausch. “Perché la bellezza arriva da quel che si fa e dal come lo si fa. ” (…)
Di fronte al Kontakthof dei ragazzini, seppure generazionalmente ribaltata, l’operazione implicitamente ‘politica’ è la stessa: voglia e bisogno di verità, malgrado tutto. Spicca un ibrido sessuale evidente, tra oscillazioni di aggressività e pudore, in quei corpi acerbi che stanno esplorando la loro misura esistenziale e la loro identità affettiva. Sono corpi che mangiano troppo oppure troppo poco, che si negano a se stessi o si riconoscono a fatica. Che cercano amore come possono, senza saper bene come muoversi in vista di quest’obiettivo prioritario. ” *
Kontakthof significa “Luogo dei contatti”. Luogo dei contatti è stata anche Reggio Emilia, dove nomi e voci virtuali hanno preso finalmente corpo e dove si sono riconosciuti percorsi affini, tessendo fili preziosi e tracciando disegni futuri, o – si potrebbe dire – dove si sono impastati insieme ingredienti, in attesa di lievitare.
* Leonetta Bentivoglio, dal libretto dello spettacolo