Spesso siamo noi donne le nostre peggior nemiche nel giudicare esteriormente noi stesse e le altre.
Solitamente guardando un immagine femminile applichiamo i parametri del gusto dominante, imposto dai media (Tv, riviste patinate). Il gusto dominante è quasi scontato che corrisponda, o debba corrispondere, al gusto maschile (ma non è detto che sia il primo a modellarsi sul secondo).
Una parte importante della psicologia sostiene che quando guardiamo qualcosa vediamo ciò che abbiamo già in mente: quando guardiamo una donna quello che di solito abbiamo in mente è l’immagine Unica propagandata dai media, uno stereotipo composto di giovinezza (trama della pelle cancellata), di tratti somatici (occhi, naso, zigomi, labbra) conformi ad un canone unico e ripetuto, di sensualità ostentata (bocca semiaperta).
Il bombardamento mediatico ci ha convinte che quel Modello è cosa buona e giusta, e che non esiste altra donna all’infuori di Lei. E infatti “non esiste”, nel senso che la donna non conforme allo stereotipo non viene mostrata, non ha diritto all’immagine.
Vogliamo provare a cambiarli, questi parametri? A provare a guardare “veramente” un volto di donna, a leggerlo, a capire le tracce della sua vita, del carattere, delle emozioni?
Vogliamo provare a guardare una donna come una Persona, e non come un sogno bidimensionale ad uso e consumo degli uomini (contro i quali non abbiamo niente, sia chiaro) e del mercato?
Vogliamo provare a vederCi, finalmente?