Dal Decamerone di Giovanni Boccaccio, Novella quarta
Don Felice insegna a frate Puccio come egli diverrà Beato, faccendo una sua penitenzia: la quale frate Puccio fa, e don Felice in questo mezzo con la moglie del frate si dà buon tempo.
Secondo che io udii già dire, vicino di S. Brancazio stette un buon uomo e ricco, il quale fu chiamato Puccio di Rinieri, che poi, essendo tutto dato allo spirito, si fece bizzoco di quegli di San Francesco, e fu chiamato Frate Puccio: e seguendo questa sua vita spirituale…usava molto la chiesa. E per ciò che uomo idiota era e di grossa pasta, diceva suoi paternostri, andava alle prediche, stava alle messe, né mai faliva che alle laude che cantavano i secolari esso non fosse, e digiunava e disciplinavasi…La moglie, che monna Isabetta avea nome, giovane ancora di ventotto in trenta anni, fresca e bella e rotondetta, che pareva una mela casolana, per la santità del marito, e forse per la vecchiezza, faceva molto spesso troppo più lunghe diete che voluto non avrebbe; e, quand’ella si sarebbe voluta dormire, o forse scherzar con lui, et egli le raccontava la vita di Cristo, e le prediche di Frate Nastagio, o il lamento della Maddalena, o così fatte cose.
Tornò in questi tempi da Parigi un monaco chiamato don Felice, Conventuale di San Brancazio, il quale assai giovane e bello della persona era…”
Nel “Decameron, le novelle oscene” messo in scena nel 2011 da Marco Toloni e Paolo Biribò monna Isabetta era Dhemetra Di Bartolomeo – attrice, autrice di testi e in più ottima ristoratrice.
Di lei posso mostrarvi una foto tra quelle che le ho fatto, ma la sensualità unica del suo incedere sul palco, del suo sedersi a gambe accavallate a sfogliare un libro maliziosamente, del duetto di avvicinamento con il bel monaco su una musica in crescendo in stile film di Peter Greenway, quella posso solo lasciarla alla vostra immaginazione.