Monica e la censura

Monica Bellucci © Peter Lindbergh (GQ 1999)

Monica Bellucci è sempre stata bellissima, e sono sicura che lo sia ancora oggi a quasi 50 anni. Proprio per questo vorrei tanto vederla, per vedere come si può essere belle a quell’età.  E invece no, ce la censurano.

Nel corso del 2012 l’hanno messa sulle cover di Glamour, Vanity Fair e MySelf, a dichiarare che non vuole rifarsi, che è un’assurdità a 40 anni dover essere come a 20, che invecchiare e vedere il corpo che cambia è bello e tutta la sagra del politically correct a cui le riviste hanno capito di doversi adeguare per non essere sputtanate sul web.

Peccato che con le immagini le abbiano fatto affermare esattamente l’opposto, ritagliandola come una bambolina di carta (guardate le proporzioni improbabili di collo e braccia sulla cover di Myself!!), liftandola come una diciottenne e piallandola come una carta da gioco (persino all’estero hanno chiacchierato sulla cover di Glamour, anche perché la versione U.K. della stessa rivista si era pubblicamente schierata per una diversa politica del fotoritocco).

Politicamente corretta è diventata anche la nuova Amica dopo le contestazioni di donne e animalisti al primo numero. Ora è una rivista piacevole da sfogliare, con  l’asso nella manica di un maestro della fotografia come Giovanni Gastel a realizzare la maggior parte dei servizi, e un occhio sociologico alla memoria del passato con una riproposizione di estratti e cover dai vecchi numeri ogni mese. Ma qualche volta anche Amica si dissocia da se stessa: “non siamo bambole” afferma nel mese di settembre, mostrando Carol Alt truccata e ritoccata ad immagine e somiglianza della barbie che porta in mano.

Il paradosso finale è che in questa schizofrenia sono le immagini taroccate a dire la verità: come negli umani il linguaggio del corpo è spesso la spia delle vere intenzioni aldilà delle parole, così nelle riviste il linguaggio delle immagini, più immediato e inconsciamente impattante del verbale, fa passare il vero messaggio (vietato invecchiare!) aldilà delle affermazioni politically correct delle parole.

Ps: in Australia la rivista Cleo, bombardata da firme e messaggi di protesta (poi rimossi) anche sulla bacheca FB, nella sua retouching policy scarica la colpa sugli agenti delle celebrities, che non ne avallerebbero la pubblicazione in copertina senza fotoritocco…continuiamo a farci del male, avrebbe detto qualcuno che sosteneva, giustamente, che “le parole sono importanti”:  ma le immagini pure.

34 Pensieri su &Idquo;Monica e la censura

    • l’andazzo è tale che incontro sempre meno donne (e uomini) in pace con la propria immagine…
      scusa zefirina, vacillare nel senso del disgusto o dell’inadeguatezza?

  1. già….per questo è importante essere consapevoli di ciò che si vede.
    Negli Usa circola questo video su come certi media possano causare disagio, chiaramente discutibile (nel senso che se ne può discutere) ma con interessanti consigli:

  2. quello che sta succedendo è grottesco: le dichiarazioni di facciata di magazine e star sono una roba, quello che poi accade è che le fanciulle una volta viste le foto, anche già photoshoppate, insistono per ulteriori interventi. mica solo le star a dire il vero… una qualsiasi comparsa in una comparsata su un qualsiasi settimanale. forse anche sulla settimana enigmistica. questo lo stato reale delle cose al di là delle parole e degli intenti.
    quanto alla bellucci l’ho ritratta proprio per gq poco dopo il servizio che citi… espressamente nature. in pellicola e photoshop non esisteva: era splendida! e la pella c’era. a me ‘sta roba da bianca neve fa orrore. dagli usa è vero che alcune superstar si stanno incazzando, soprattutto per via di sproporzioni… ma poi c’è il manager di turno che interviene. le cose stanno così

    • ahah sulla settimana enigmistica controllerò da mia madre, ma penso tu abbia ragione….
      è un giro vizioso: chi vorrebbe apparire normale in un consesso di alieni?
      perché non si tratta certo di bellezza, piuttosto di non apparire diversi.
      Ma le foto di Monica Bellucci sono quelle che hai sul sito? perché avrei voluto linkarle ma non sapevo come fare, non essendo possibile linkare una pagina singola.

  3. a questo punto invitiamo ad andare a vedere il dittico, cercandolo su
    http://www.efremraimondi.it/portrait_one.php#

    Invito soprattutto a notare come la pelle del viso in quelle foto sembri avere la consistenza del velluto.
    Certo oggi 13 anni dopo sarebbe un velluto un po’ stropicciato, ma sempre prezioso….

    (potrebbero essere lanciate come foto scandalistiche: “esclusivo!! i pori della pelle di Monica Bellucci!!” anzi potremmo fare un magazine apposito, che affronti i veri tabù odierni….altro che Vips seminudi)

  4. urca! non mi aspettavo tanto clamore… mi imbarazzo.
    comunque visto che siamo qui: banco ottico, pellicola (addirittura slide!) 10×12 cm, luce flash. e allora era sembrata persino un po’ patinata. ma che diamine ci hanno contro i pori della pelle???

  5. efrem nel senso dell’inadeguatezza, dell’autostima, per fortuna io che ho 5 anni in più della Bellucci posso ringraziare madre natura per avermi dato un aspetto più “giovanile” (aggettivo che peraltro odio), proprio ieri su un filmaccio ho sentito questa considerazione: quando siamo giovani speriamo di apparire più vecchi di quel che siamo, dopo i 40 cerchiamo di sembrar più giovani di quello che siamo, in effetti per molti è così, se poi ti sbattono in vetrina donne tue coetanee, stile Dorian Gray, certo un po’ ti rode (come diciamo qui a Roma), per fortuna poi le più intelligenti hanno altro a cui pensare e quindi non cadono davvero in depressione per così poco, così come il discorso della magrezza: puoi anche non aver complessi ma certo è dura resistere se qualche giornale dà della “grassa” ad una Kate Winslet che è semplicemente normale!!!
    io dal canto mio dico che sono “diversamente magra”
    😉

    • bah… credo riguardi esclusivamente l’immagine mediatica. mica quella che ci portiamo dietro più o meno soddisfatti. la bestialata sta nel fatto che tutti vedono la finzione! e tutti la vogliono appena si esportano. ma basterebbe non esagerare 🙂

    • infatti avevo detto che adesso, 13 anni dopo, sarà un po’ più stropicciata…ed è anche per rimarcare il contrasto con quelle assurde foto di copertina che dovrebbero essere di ora.

      • zefirina… grazie!
        unaltradonna e zefirina… del ’99! come i famosi ragazzi…

        assurde mi sembra il termine esatto.

  6. che poi almeno usassero photoshop fino alle estreme conseguenze, cioè creando una donna astratta, stilizzata….andrebbe bene, anzi sarebbe una prova di creatività, invece no, c’è questa farsa per cui te le spacciano per verosimili e la gente fa finta di crederci…..

    • Un certo Pascal Dangin, intraprendente quarantenne nato in Corsica, ex parrucchiere ora residente a New York, fa di mestiere il ritoccatore fotografico digitale, nuova figura professionale superspecializzata artefice, pare, di tanti successi mediatici. Lui stesso dichiara che Patrick Demarchelier, Steven Meisel, Craig McDean, praticamente il meglio della fotografia mondiale, cercano le sue prestazioni pagandole pure a caro prezzo. Pare che anche Annie Leibovitz sia ricorsa a lui per conferire la giusta aria dimessa e normale, ma accattivante, alle ormai famose casalinghe-modelle della campagna ‘Dove pro age’ di qualche anno fa. Poiché non risulta che sia stato querelato da nessuno dei personaggi che cita, bisogna credere che l’ineffabile Pascal dica il vero, facendoci sentire, ancora una volta, degli ingenui creduloni!

      • cara Vilma, so di Pascal e anche delle polemiche sulle donne di Leibovitz per Dove: e dò per scontato che oggi qualsiasi foto utilizzata in pubblicità/editoria sia “trattata” digitalmente.
        Il punto non è che una foto debba riprodurre fedelmente la realtà, idea questa sì un po’ ingenua: la fotografia è un linguaggio, e per me il punto è cosa le si vuole far dire.

  7. Purtroppo io non riesco a “sfogliare” il sito di Efrem, o è il mio mac che si è ammalato (ma non mostra segni di disagio su altri siti) oppure c’è un altro problema. Non riesco a procedere oltre la prima foto. Peccato.
    A proposito di photoshop, se da una parte ne capisco (pur disapprovandolo) l’uso “perverso” nel campo pubblicitario, usarlo nei ritratti mi pare proprio assurdo: il ritratto deve mostrare la persona com’è, il che naturalmente non significa necessariamente la foto nitida, ma la foto che ne catturi l’essenza, la personalità, la vibrazione. I pori, le rughe, le occhiaie. Recentemente Laura mi ha fotografata prendendomi in un momento in cui rientravo sudata e spettinata, senza trucco e senza inganno. Ero sicura di essere venuta una schifezza – invece, in quelle foto, sono io. Sono talmente io che non ha nessuna importanza se si vede la ruga: si vede anche molto altro. Si vede chi sono.

    • grazie per la menzione, Arte…

      io credo che il problema stia nel fatto che sui media oramai non c’è confine tra pubblicità e informazione (in senso lato, come potrebbe essere il ritratto di un’attrice). Ed è un problema che, con varie sfumature, riguarda oramai tutti i media (aspetto molto ben spiegato nell’ultimo libro di Zanardo)

      Però la foto di Adriana Zarri sul sito di Efrem l’altra volta l’avevi potuta vedere, no?

      • Si, infatti ho già visto tutte le foto del sito, tempo fa. Senza problemi. E sono bellissime! Volevo riguardare la Bellucci, ma adesso è impossibile. Riproverò.

    • mi spiace… ma è strano. o è un problema momentaneo o non so.
      verificato adesso e funziona perfettamente… boh.
      però grazie per averci provato arte64!

    • anche la fotografia di ritratto è cambiata… ma è più una questione di linguaggio. che non è in subordine ad alcun programmino o programmone. però se posso dire, difficilmente il ritratto mostra la persona com’è… c’è di mezzo un autore che manipola comunque. questione di tipi di manipolazione insomma. ma assolutamente d’accordo su pori ecc. poi tu, arte64, sottolinei una faccenda fondamentale, cioè la questione della riconoscibilità di sé. è problema insuperato. e complesso. almeno per quel che vedo.

      • sì, l’espressione “mostrare la persona com’è” non è sostenibile ma conosco bene Arte e gliel’ho passato perché so quello che voleva dire….che infatti poi ha precisato 🙂
        è chiaro che una foto è sempre quello che vede chi fotografa. Però appunto la riconoscibilità di sé etc. etc.

  8. Allora Efrem, adesso il tuo sito si vede benissimo, e ho riguardato le foto di Monica Bellucci: ah che schifo, si vedono i pori!!! 😉

    Mi rendo conto che “mostrare la persona com’è” detto così non ha senso. Di seguito però preciso cosa volevo dire. È chiaro che il soggetto viene sempre visto attraverso l’occhio (umano e tecnico) del fotografo – forse si potrebbe dire che è “come lo/a vede lui/lei”? Però io insisto nel dire che il fotografo, come il pittore, deve “cogliere” qualcosa del soggetto, qualcosa di suo, una sua essenza. Lo deve incontrare. Per questo, poi, il soggetto “si riconosce”. Sono molto di fuori?

    La foto che mi ha fatto Laura purtroppo non puoi vederla perché non è mostrabile per altri motivi. Credimi sulla parola.

  9. Hai ragione Efrem. Mea culpa. Esiste però anche un altro ritratto, fatto dalla stessa bravissima fotografa, tra le foto di flickr su questo sito. Quello però risale al 2007, mi pare. Anche quello per me è un esempio di “riconoscimento”, e di incontro.

  10. ” Il punto non è che una foto debba riprodurre fedelmente la realtà, idea questa sì un po’ ingenua: la fotografia è un linguaggio, e per me il punto è cosa le si vuole far dire. ”
    Vero, nessuna foto riproduce la realtà e l’elaborazione digitale vuole, in genere, ‘farle dire’ cose diverse, o distorte, o falsificate rispetto al linguaggio che dovrebbe essere proprio della fotografia (ovviamente secondo il concetto che ognuno ha della fotografia), vero anche che l’inganno non sta tanto nel ritocco dell’immagine quanto nel fatto che la si voglia spacciare per vera.
    Per eliminare l’equivoco, bisognerebbe che l’atto di fotografare e quello di elaborare digitalmente una foto fossero considerate due discipline diverse (un pò come la grafica rispetto alla pittura), con diverse tecnologie, diversi scopi e diversi risultati, ciò che potrebbero/dovrebbero decidere solo i fotografi, per esempio scrivendo sotto la foto, quando necessario, oltre a © all rights reserved , anche ‘ritoccata digitalmente con photoshop 13.0.1’ o altro, mettendo l’osservatore nella condizione di assumere un atteggiamento critico autonomo e consapevole.
    Infatti la scelta del procedimento tecnico è fortemente indicativa del messaggio, quando addirittura non lo costituisca.
    Forse è questo il senso degli appunti tecnici che Efrem mette sotto i suoi post, a me, che sono ignorante, dicono poco, ma col tempo potrebbero costituire una sorta di utile educazione alla lettura, sia dell’immagine che di quello che vuole dirci.

    • è un campo molto scivoloso….prima del digitale, le pubblicità di beauty eliminavano le imperfezioni sui volti delle modelle con il flash ad anello (che non produce ombre) e la sovraesposizione. Più onesto, secondo un certo modo di vedere che posso condividere; ma ad esempio io non sono contraria ad intervenire digitalmente sul colore, sulla tonalità complessiva di una foto (il che si poteva fare anche con l’analogico mediante trattamento variato delle pellicole, ma adesso è ovviamente più facile). Altra cosa è cambiare i connotati.
      Più che una didascalia sotto le foto io credo sia necessaria una maggiore educazione del pubblico alle immagini, non solo dal punto di vista tecnico ma ancor più dal punto di vista del linguaggio, delle implicazioni comunicative delle diverse scelte tecniche.

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